Gracchia corvo sul terreno ormai privo,
gocce d’acqua a schiudere il suono,
ricordi antichi forse lontani,
forse attaccati,
sangue ed ossa,
vene ed arterie,
ossigeno ed acqua,
ricongiungono infine la risposta mai data.
Aria,
leggero sbatter d’acqua,
sono trecento anni o contemporaneo,
luce soffusa,
stelle compiacenti,
ricordi giovani,
la scalinata della vita ,
pronto per tutto,
provenza.
Acqua ferma,
passione smossa,
battito sereno,
andare ed essere,
piccole gocce per restare.
Ieri e oggi calore d’autunno,
altro umano sopra le piante,
riecheggia piccoli battiti passati,
uniti sperando.
Accarezza l’acqua antica pianta,
specchia l’amore
e l’attesa di un evento ormai chiaro
qui io a essere forza privilegiata ad un destino
che non pare segnato.
Legno,
ti guardo,
sei spezzato ma degno,
continua la tua lenta decadenza
ma non priva di ardore.
Occhi caldi e umidi si domandano,
legno.
Piccolo stagno che pari segnato,
di tempo passato,
col tempo creato,
di natura adagiato.
Sfiora specchio,
allunga vita,
di destino parlato,
di eterno fermato.
La notte,
spaventosa e meraviglia,
scendo in eccitazione,
voci antiche familiari,
sono collegato finalmente,
Nero e grigio,
oscuro Uomo,
dio sereno,
fatto grato.
Batte, battito, battuto,
scorre forza,
fiume di sangue,
ricongiunge beata,
fottuta bellezza.
Buco nero
profondo e aspro,
paura vissuta
terrore presente.
Piccola fiamma
alimenta forza
combattenti e unici,
osa dalle vette innevate e
colline verdi
non più credo,
o forse è meraviglia.
Pelle bagnata
respiro caldo
corpo voluttuario
giovinezza fatta
fuso è.
Rimanda passione
orgasmo irreale
vena liquida
scorre infinita
di groviglio sia.
Lunga strada
stretto cordolo
noia sorella
dove sono rimasto!
Passato costante
magnifico…
corde di angeli
niente effetti
fermarsi unica!
Marrone foglia,
vecchia luce,
cuore infranto,
conoscenza fatta
futuro incerto,
romanzo letto,
terrore terrore
io urlo
forse l’amico più vero